Villa La Pagliaia ha ospitato numerosi personaggi del passato, ma la sua bellezza ne ha incantata una in particolare, che ha fatto della Toscana il suo Regno e la sua dimora: il Granduca Ferdinando III.
Ferdinando III: un sovrano esemplare
Ferdinando III d’Asburgo-Lorena è stato Granduca di Toscana a più riprese, prima dal 1790 al 1799 e poi dal 1814 al 1824. Figlio del Granduca Pietro Leopoldo e di Maria Ludovica di Borbone-Napoli, subentrò sul trono toscano nel 1970, quando il padre – ottenuta la corona asburgica – dovette abbandonarlo per succedere a Giuseppe II.
Si racconta che Leopoldo stesso provasse una profonda malinconia all’idea di lasciare il Granducato di Toscana, probabilmente perché nutriva un sincero amore nei confronti di questo territorio che tuttavia riuscì a trasmettere al figlio. Il nuovo granduca, infatti, dimostrò da subito di avere a cuore questa zona, proseguendo con le riforme paterne che avevano reso la Toscana una grande potenza europea. Il suo regno, tuttavia, subì una brusca battuta d’arresto durante il periodo della Rivoluzione Francese e dell’ascesa di Napoleone, in occasione della quale fu costretto ad abdicare, ricevendo in compenso prima il Ducato di Salisburgo e poi il Ducato di Würzburg.
L’amore per la Toscana
Solamente nel 1814 con il periodo della cosiddetta Restaurazione che seguì la caduta di Napoleone, Ferdinando III riuscì a tornare nel Granducato; a differenza di quanto accadde in altri contesti europei, Ferdinando si mostrò clemente e magnanimo nei confronti di chi aveva operato nel Granducato in sua assenza, garantendo continuità nella legiferazione.
L’aspetto più importante del suo operato rimanda sempre all’amore che nutriva nei confronti del territorio. Il Granduca, infatti, investì nella realizzazione di opere pubbliche: grazie al suo sostegno si costruirono strade (come la Volterrana), acquedotti e si iniziarono i primi lavori di bonifica della Maremma e della Valdichiana – a cui partecipò il sovrano stesso in prima persona. Il suo grande impegno personale, tuttavia, non fu premiato dal destino: proprio per aver partecipato alla bonificazione delle paludi, Ferdinando III contrasse la malaria, che lo condusse a morte nel 1824.
L’eredità di Ferdinando III: Villa La Pagliaia
Malgrado la sua triste fine, il ricordo di Ferdinando III vive nelle opere da lui incoraggiate – e tra queste vi è Villa La Pagliaia. La sua costruzione, infatti, risale proprio alla fine del XVIII secolo ed è attribuita a Giulio Bianchi Bandinelli, membro di un ’illustre famiglia senese. Il Granduca fu rapito immediatamente dalla bellezza della villa, al punto da farne la sua residenza ufficiale quando si trovava a Siena.
Villa La Pagliaia rappresentava un rifugio, un’occasione per evadere dalle incombenze della vita di corte e respirare un’atmosfera di pace e serenità. Proprio per questo motivo, con il passare degli anni, i soggiorni nella villa divennero sempre più frequenti, al punto che non poteva più essere considerata una mera residenza di passaggio. In compagnia della sua corte, infatti, il Granduca trascorreva anche settimane intere tra le mura di Villa La Pagliaia, ammirandone l’elegante struttura e l’architettura del giardino. In particolare, amava immergersi nel panorama circostante e negli immensi spazi verdi a disposizione: collocata in mezzo ai colli del Chianti Classico, la villa offriva già allora una magnifica vista e ospitava al suo interno una varietà di piante e alberi incredibile. Territorio spettacolare, clima mite e spazi ampi: secondo Ferdinando III, Villa La Pagliaia non aveva nulla da invidiare a qualsiasi altra dimora imperiale europea.